Caro D.
Carissimo D.,
Avrei dovuto scriverti questa lettera molto tempo fa e non ci sono scuse per il ritardo con cui lo sto facendo adesso. Una settimana fa ho ricevuto una telefonata da mio papà: “è arrivato un pacco per te, dentro c'è una piccola chitarra”. Confusa, ho risposto che qualcuno doveva aver sbagliato indirizzo: chi la manda? - ho chiesto - viene dagli Stati Uniti, dalla Florida. In quel momento il mio cuore ha avuto un sussulto - D. - ho sussurrato. Non avevo dubbi che questo regalo fosse opera tua, ed infatti non mi sbagliavo.
Carissimo amico, credo di doverti una spiegazione
per questo lungo silenzio. Non sarà una scusa, ma vorrei spiegarti cosa è
successo in questi ultimi anni. Sappi che ti ho pensato molto e che l'impegno a
riprendere in mano la penna è sempre stato vivido e presente nei miei pensieri.
“Un giorno devo scrivere a D.”, mi ripetevo. Mi dispiace che la mia volontà non
sia bastata per portare a termine quest'impegno e che ci sia voluta la tua
chitarra per svegliarmi finalmente dal mio torpore, o dalla mia pigrizia. Sono
così felice di aver ricevuto il tuo regalo e di riprendere la nostra
corrispondenza, se vorrai.
Detto questo, l'ultima volta che ti ho scritto vivevo in Colombia. Sono successe così tante cose che non so davvero da dove cominciare (in italiano si dice “è passata tanta acqua sotto i ponti”). Ma partiamo dal presente, ora sono in... Sri Lanka! Quindi mi trovo in Asia, nel sud-est asiatico per l'esattezza. Un grande cambiamento dopo tanti anni trascorsi in America Latina e ancora di più se pensi che questa è la mia prima volta nella regione! Ma come sono arrivata qui? Riavvolgiamo il nastro e facciamo un passo indietro.
Sono rimasta in Colombia per quasi due anni, tra il 2021 e il 2022. È stata
un'esperienza lavorativa molto stimolante. In Colombia la guerra civile si è
conclusa nel 2016, ma si tratta di un contesto ancora molto violento e non è
facile viverci. Se ricordi, lavoro nel campo dei diritti umani e il mio ruolo
in Colombia è stato, in generale, quello di sostenere i processi di
riconciliazione post-conflitto. Ho lavorato a stretto contatto con le comunità
indigene, contadine e afro-discendenti che sono state pesantemente colpite dal
conflitto, in un modo o nell'altro. A causa della guerra, alcune comunità sono
state costrette ad abbandonare le loro terre ancestrali, altre hanno visto i
loro compagni (civili) venire uccisi in massacri che sono tristemente diventati
famosi nella storia del paese, e molte famiglie sono ancora alla ricerca dei
loro parenti e amici scomparsi durante la guerra. Come se non bastasse, oggi
queste persone si trovano ad affrontare nuove problematiche e minacce, rappresentate
molte volte dalle grandi multinazionali e aziende che si sono appropriate
indebitamente delle loro terre, inquinando i fiumi e saccheggiando la flora e
la fauna locali. L'ammirazione che provo per queste persone, che hanno sofferto
così tanto e che tuttavia si adoperano ogni giorno per costruire un paese
migliore, non possono essere racchiuse in queste poche pagine. In Colombia ho
ascoltato e conosciuto tante storie e persone che hanno rinnovato in me la
speranza di un futuro migliore. Siamo così "bombardati" ogni giorno
dalle notizie sulle catastrofi, umane o ambientali, che affliggono il mondo che
rischiamo di perdere di vista i piccoli cambiamenti che, silenziosi e
inosservati, vengono messi in moto in ogni parte del pianeta. Anche se mi è
sempre stato detto che sono i piccoli gesti a fare la differenza, e sebbene io ci
abbia sempre creduto, toccare con mano questa “massima” in un contesto così violento come la
Colombia è stata una specie di epifania: ottimistici pensieri astratti che si
trasformano in realtà. Non so se mi sto spiegando chiaramente amico mio, spero
che riuscirai a dare un senso a queste mie parole. Infine, non potrei parlarti
della Colombia senza menzionare anche I. e A., un ragazzo basco e una ragazza
argentina, che hanno condiviso risate e lacrime con me. Per tutto il tempo in
cui abbiamo lavorato insieme, siamo diventati davvero una famiglia. I. ora
lavora in Uganda, mentre A. è rimasta in Colombia e lavora con le Nazioni
Unite. Nonostante la distanza, parliamo spesso e cerchiamo di rimanere
aggiornati sulle reciproche vite, con la convinzione e la promessa che un
giorno ci rivedremo.
Tuttavia, se da un lato la Colombia è stata un'esperienza formativa, dall'altro ha avuto alcune ripercussioni sulla mia salute mentale, sebbene non gravi. Avere a che fare con vittime del conflitto ogni giorno, ascoltare le loro storie, trovare le giuste parole di conforto, vivere in un ambiente in cui bisogna stare attenti anche quando si cammina per strada, non è stato facile. Non mi vergogno a dire che ho pianto molto, ho avuto alcuni incubi e tante volte ho pensato di mollare tutto e tornare a casa, in Italia. Ma non è stato così. La salute mentale è sicuramente un aspetto che avevo sottovalutato prima di arrivare in Colombia e ho dovuto apprendere molte strategie per prendermi cura di me stessa, come rallentare il ritmo delle giornate (a volte c'erano così tanti compiti da portare a termine!), stabilire dei limiti lavorativi (come non lavorare più di 8 ore al giorno) e assicurarmi di avere delle ore da dedicare a ciò che amo fare e che mi rende felice, come l'arte o lo sport. Una passione che ho scoperto di recente è la ceramica. Era da tanto tempo che volevo provare e finalmente, in Colombia, ho deciso di iscrivermi ad un corso. Mi dà grande gioia e serenità lavorare con l'argilla e creare e decorare le mie stoviglie, come piatti, tazze e bicchieri. È davvero incredibile poter creare qualcosa di utilitario solo con terra e acqua. Spero di poterti inviare qualche foto delle mie creazioni. Per adesso, sono molto felice di aver trovato un corso anche qui in Sri Lanka, che frequento circa una volta alla settimana.
Una volta terminato il contratto in Colombia, dopo quasi due anni, sono tornata
a casa in Italia molto stremata e ho iniziato un percorso con uno psicologo. In
realtà, non stavo bene anche a causa dell'incertezza del mio futuro. Stavo cercavo
un nuovo lavoro ma senza troppi risultati e il tempo sembrava passare
inesorabilmente. In queste sfortunate circostanze, il 22 settembre 2022 ho
festeggiato il mio 30° compleanno: disoccupata e a casa dei miei genitori.
Anche se amo la mia famiglia, come ti ho detto più volte, le aspettative
sociali ci convincono che a 30 anni dovremmo già essere sulla strada della
realizzazione, sposati, con un lavoro sicuro e una casa. Pertanto, tornare a
vivere con i miei genitori e dipendere in gran parte da loro non è stato
facile. Durante tutto questo tempo, ho pensato più volte a te e al fatto che
stavo trascurando la nostra relazione. Spero che questa panoramica ti renda più
facile capire perché mi ci è voluto così tanto tempo per scriverti.
Ad ogni modo, dopo un po' di tempo ho trovato un nuovo lavoro in Messico, dove
ho vissuto per quasi tutto il 2023. I compiti da svolgere erano molto simili a
quelli della Colombia, anche se meno estenuanti. Tuttavia, non si trattava di una
situazione ideale. Avrei preferito difatti un lavoro fuori dall'America Latina,
per ampliare le mie conoscenze in nuovi contesti. Tuttavia, il periodo trascorso
a Città del Messico è stato sereno grazie ad alcune fortuite circostanze. Ho
avuto il piacere di condividere l'appartamento con altre tre ragazze, A., L. e
J., rispettivamente dalla Francia, dalla Colombia e dal Regno Unito. Ricordo
con piacere le nostre domeniche, durante le quali avevamo instaurato un rito
mattutino per il quale ognuna di noi cucinava qualcosa per il nostro immancabile
brunch. Io ero diventata la persona specializzata in pancake alla banana. Ogni
domenica era un tintinnio di stoviglie, musica, risate e profumi deliziosi: crepes (una sorta di pancake tipici
della Francia, ma più sottili e leggere di quelle statunitensi); arepas (una specie di pane dalla forma
rotonda, tipico della Colombia); pancake, da mangiare dolci o salati, e molto
altro. Con il passare del tempo, anche i nostri amici più cari, quasi tutti
provenienti da differenti parti del mondo, si sono uniti ai brunch domenicali,
che sono diventati uno stimolante momento di discussione e scambio di opinioni.
Conservo il ricordo del Messico come l'anno in cui ho esplorato e scoperto il
piacere di cucinare per gli altri. Ho sempre pensato di non essere brava in
cucina e ancora oggi sono convinta che non si tratti del mio più gran talento,
ma in Messico ho scoperto un nuovo lato di me stessa legato al cibo ed è stata
una piacevole scoperta che cercherò di coltivare in futuro. Ad ogni modo, per tutto il tempo in cui sono
rimasta in Messico, non ho smesso di cercare lavoro altrove e alla fine sono
"approdata" in un'organizzazione tedesca che aveva interessanti offerte di
lavoro incentrate sulla costruzione della pace e sulla trasformazione dei
conflitti in diverse parti del mondo. È stato un processo di selezione molto
lungo e difficile e più volte ho pensato che non ce l'avrei fatta ma, alla
fine, mi hanno selezionata per una posizione in Sri Lanka, dove mi trovo ora.
Prima di trasferirmi qui, sono tornata a casa in Italia dal Messico nel
dicembre 2023, dove ho potuto trascorrere un bel Natale con la mia famiglia e i
miei amici. Volevo tornare a casa anche perché una delle mie migliori amiche ha
dato alla luce una bellissima bambina e volevo davvero conoscerla. Il suo nome è
A. e ha già la fortuna di avere due genitori fantastici che la amano
immensamente, ed io, che mi considero la "zia vaga mondo". Prima di
trasferirmi in Sri Lanka, a maggio di quest'anno, ho dovuto trascorrere i primi
mesi del 2024 in Germania per un periodo preparatorio. È stato un momento molto
stimolante dove ho dovuto seguire diversi corsi sugli argomenti più disparati
con persone che, come me, lavorano all'estero. Uno dei corsi più interessanti è stato senza dubbio "Country Analysis",
dove l'ex-ambasciatore tedesco mi ha illustrato la situazione politica,
sociale, economica e culturale del paese, di cui non sapevo molto. Lo Sri Lanka
è una piccola isola a forma di lacrima che si trova sotto l'India. Si tratta di
un paese dalle dimensioni ridotte ma estremamente diversificato: ci sono tre
lingue ufficiali (singalese, tamil e inglese), si professano quattro religioni
(buddismo, induismo, islam e cristianesimo) e sono presenti diverse etnie (i
singalesi, che costituiscono la maggioranza della popolazione, i tamil, che
costituiscono la minoranza e altri piccoli gruppi etnici). Purtroppo, il paese
è stato dilaniato da una sanguinosa guerra civile tra il 1983 e il 2009, che ha
visto il gruppo LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam), per lo più localizzato
nel nord dell'isola, combattere contro il governo dello Sri Lanka per cercare
di ottenere uno stato autonomo e maggiori diritti per la minoranza Tamil. Le
ragioni del conflitto sono ovviamente più complesse e, se vorrai, potrò
raccontarti di più nelle prossime lettere. La guerra si è conclusa con la
vittoria del governo che, però, non ha implementato negli anni successivi un
processo di giustizia transazionale volto a riconciliare la società civile,
indagare e perseguire i vari crimini commessi da entrambe le parti e risarcire
le vittime.
In questo contesto, collaboro con una ONG locale nel loro progetto di costruzione della pace. Il mio ruolo è quello di "Peace Advisor". Essendo arrivata poco più di un mese fa, ora sono nella fase di osservazione diciamo. Non ho ancora un ruolo attivo, per adesso mi limito per lo più a partecipare ai training, a leggere e a fare molte domande ai miei colleghi. Innanzitutto, devo capire il progetto per dare i giusti consigli e proporre cambiamenti e nuove strategie. Da quello che ho visto finora, è un lavoro molto stimolante - ma anche faticoso - che richiede molti viaggi per raggiungere le varie comunità rurali, tamil e singalesi, con cui lavoriamo. A grandi linee, il progetto mira a ricostruire la coesione sociale, la fiducia e la cooperazione tra le due etnie che, pur non essendo più in guerra, vivono isolate l'una dall'altra e segregate in diverse zone dell'isola. Si tratta di quella che viene chiamata una "pace negativa". Infatti, se la pace non può essere intesa solo come mera assenza di violenza, lo Sri Lanka è un buon esempio di come una società non più in guerra non abbia ancora raggiunto la coesione e l'armonia.
Spero di ricevere presto una tua lettera.
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