"Dov'è la speranza?"


Il 29 giugno 2014 l'organizzazione terroristica IS (Stato Islamico) - precedentemente nota come ISIS (Islamic State of Iraq and Syria) - proclamava la nascita di un califfato nei territori occupati di Iraq e Siria. Con la battaglia di Mosul, Iraq (2016-2017), lo Stato Islamico viene sconfitto. 

Le interviste, condotte a maggio 2019, riportano le storie di donne siriane che hanno vissuto sotto il califfato dell'ISIS e che oggi vivono a Gaziantep, Turchia.

Intervista 3: donna, 46 anni

"Avevo una vita normale, un marito, una famiglia, dei figli, degli amici, il mio lavoro. Tutto ciò per cui avevo lavorato duramente, una vita felice, l'ho perso davanti ai miei occhi. Ero professoressa universitaria, ho lavorato nelle migliori università siriane, ero molto contenta e soddisfatta della mia vita e degli studi dei miei figli, che non hanno potuto terminare.
 
Al principio della guerra morirono molte persone, ho visto così tanta morte, le pallottole volavano sopra le nostre teste. Ancora oggi non so com'è possibile che io sia ancora viva... non lo so, Dio è grande. Durante il periodo di Ramadan non avevamo niente da mangiare, né da bere, ascoltavamo i pianti dei bambini affamati che volevano solo un sorso d'acqua. Non abbiamo mangiato niente per due giorni, è stata una tortura fisica e psicologica e questo è stato solo l'inizio. Tutti avevano paura di uscire di casa per andare a cercare qualcosa, eppure lo abbiamo fatto. Una mattina presto io e la mia famiglia siamo fuggiti a piedi da Aleppo per un altro villaggio, lasciandoci alle spalle la nostra casa, tutto ciò che amavano... è stato così traumatico, soprattutto per i miei figli. Abbiamo trascorso cinque giorni in questo villaggio prima che i bombardamenti ci raggiungessero, ancora una volta.

Una mia amica un giorno è andata all'ospedale a trovare suo fratello e sulla via del ritorno ha trovato la sua casa completamente distrutta e i suoi quattro figli morti, la testa di uno di loro le è rotolata sui piedi. Adesso lei non parla più, da sei anni è distesa a letto aspettando la morte e ripete solo: Alhamdulillah, "Sia resa grazia a Dio". Quando è successo non aveva ancora compiuto 25 anni. E lei piangeva, piangeva, completamente ricoperta del sangue dei suoi figli, e io non sapevo cosa fare, continuavo a guardarla e non ero nemmeno in grado di piangere con lei, ero talmente scioccata che le lacrime non uscivano.

Durante la guerra, quando un aereo passava ci nascondevamo dalla paura e i miei figli si mettevano a gridare, allora li abbracciavo forte e per farli calmare gli ripetevo che Dio è grande, mentre aspettavamo la nostra morte. Quando ero bambina, quando vedevamo passare un aereo, cantavamo una canzone araba molto famosa:

Ya tayara teri teri (vola, vola aereo).

Adesso sai cosa cantano i bambini?

Ya tayara tibi tibi (esplodi, esplodi aereo).

Un giorno mio figlio è andato a prendere dell'acqua e sulla via del ritorno una bomba gli è caduta vicino. Una volta arrivato a casa è rimasto in uno stato di shock per una decina di giorni, senza parlare, inoltre non sentiva bene a causa dell'esplosione e ancora oggi ha problemi all'udito. Tutto questo per una bottiglia d'acqua.

Oh figliola, potrei raccontare e raccontare ma non è la stessa cosa. Tu mi vedi sorridere ma dentro di me solo Dio lo sa a cosa penso tutti i giorni. Quando sono arrivata in Turchia ho sofferto di un disturbo post traumatico per tre mesi. Vedere la tua vita distrutta in un secondo... non è normale.

La guerra ha separato tutti noi. Dov'è la famiglia unita? Dove sono i sorrisi? Dove? Dove?
La morte camminava per le strade, tutto è andato perduto. Le nostre radici, il nostro paese.
Adesso sono qui, senza lavoro, dopo vent'anni di carriera universitaria. Mio marito invece è stato investito durante la guerra. Quando mi portarono il suo corpo pieno di sangue pensavo fosse morto e urlai: Dio perché? Ma era vivo, grazie a Dio era vivo. Ha subito più di tre operazioni ed ha ancora bisogno di medicine per il suo recupero.
Tutto quello che vogliamo noi siriani è un rifugio, un posto sicuro dove poter ricominciare da capo.

Che dirti? Sto bene, però non è facile. L'affitto della nostra casa è 550 lire turche ma con la luce ed il gas paghiamo in totale 800 lire. A volte non abbiamo cibo in cucina. Come li sfamo i miei figli? Dimmelo, cosa gli do da mangiare?

Ci uccidevano come fossimo formiche, io e la mia famiglia aspettavamo la morte guardando dalla finestra le bombe e i missili che cadevano. Tutto era distrutto, gli innocenti ed i bambini morivano. Se il problema è dei politici perché noi abbiamo dovuto soffrire così tanto? Cosa abbiamo fatto noi di male? Grazie a Dio la mia famiglia è ancora viva ma se devo dirti se ho ancora speranza... no, non ne ho più di speranza. Vivo aspettando che un altro giorno passi.

La nuova generazione mi rattrista in particolar modo. Non mi dolgo per me, ho avuto modo di vivere serenamente la mia gioventù, ho studiato, ho sposato l'uomo della mia vita. Ho vissuto la mia vita nel miglior modo possibile. Ma tutti questi giovani, come i miei figli, che volevano studiare, crearsi una famiglia... loro non hanno vissuto un'infanzia felice, non hanno visto la bellezza di questa vita, solo morte.

Dov'è la speranza? La speranza è morta ormai da tempo".

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