Cara A.
Cara A.,
oggi
torno a casa.
Ti
scrivo una lettera, che non leggerai mai, perché nonostante ciò, credo che
queste parole siano indirizzate tanto a me quanto a te.
Avrei
potuto scrivere di tutto per questo finale, di riti notturni, di divinità quasi
dimenticate, di ghiacciai che si stagliano imponenti all'estremo sud del mondo;
invece scelgo te, che in qualche modo sei stata la vera essenza di questo Sud
America, o più precisamente, di questo paese contradditorio e fiero che è
l'Argentina.
Ti saluto, per l'ultima volta, perché molto probabilmente non ti rivedrò mai più. "Mai", è una parola che pesa, ed è per questo che l'ho voluta alleggerire con un debole - e forse un po' falso - "probabilmente". Perché in fondo ci spero davvero, di poterti riabbracciare, un giorno. Mi piacerebbe poterti dire che, magari, ci rincontreremo tra vent'anni o trenta e che, per allora, i tuoi sogni si saranno realizzati. Ma io non so mentire e tu le falsità, le frasi dette per leggerezza, le sai riconoscere fin troppo bene.
Non
mi piacciono i bambini, credo di averlo ribadito più volte a me stessa, però,
l'ultimo giorno che abbiamo passato insieme, ho dispensato più tenerezza, ho
ammorbidito quella corazza che mi porto appresso, ho abbassato le mie difese e
tu te ne sei accorta subito: ma guardala,
ora che te ne vai cominci a fare la sentimentale?
Mi
hai schiaffeggiato come nessun'altro prima d'ora.
Tu, di undici anni appena, che mi hai incontrato per un numero di volte che si contano sulle dita di una mano, hai saputo leggermi così attentamente. Ma tu undici anni non li hai mai davvero avuti, giusto? Quindi non ti mentirò, non a te. Perché vedi, non è quel "tra vent'anni o trenta" che mi turba, ma piuttosto quei sogni realizzati. Sai tante cose A., fin troppe per la tua età, ma nonostante tutto sei ancora una bambina e ti porti appresso quell'ingenuità che ti sprona a credere nell'improbabile, o addirittura nell'impossibile.
Come
a Babbo Natale e la fatina dei denti.
Come
alla Befana e il coniglietto pasquale.
Come
diventare una hostes, seppure nata e cresciuta in una villa[1].
Eppure, talvolta, quello che agli occhi dei più pare irrealizzabile si concretizza, grazie alla determinazione e alla costanza che sono caratteristica di pochi. E tu quella determinazione ce l'hai tutta A., credimi. Nonostante ciò, io non lo so davvero se ce la farai, perché dovrai lottare più duramente di quanto io abbia mai fatto per guadagnarmi un qualcosa, che nel tuo caso il "basta volerlo" non sarà sufficente, che forse avrai bisogno di un colpo di fortuna, per afferrare i tuoi sogni, per diventare un'eccezione. E sebbene non possa, o meglio, non voglia mentirti posso almeno augurarti il meglio.
E' probabile che con il crescere i tuoi sogni cambieranno, ad ogni modo, ti auguro di non abbandonarli e di perseguire nel tuo scopo. Una volta mi hai detto che non vuoi avere figli perché in Argentina l'essere madre e lavoratrice non è conciliabile. Per quanto difficile possa essere, ti auguro di non desistere nel crearti una famiglia, se mai la vorrai, perché niente, e meno che mai il tuo essere donna, dovrà ostacolarti dal ricoprire qualsiasi ruolo, o ruoli, tu voglia.
Mi
hai chiesto cosa dovresti rispondere a quel bambino che ti ha detto che hai un
bel corpo. Perdonami per non averti offerto nient'altro che il mio silenzio ma
a quell'età io avevo una percezione del mio corpo limitata alle dita della
mano. Però, ti auguro di non aver fretta di crescere perché fidati,
l'adolescenza arriverà presto e con lei tutti i suoi dubbi di una canonica
bellezza da perseguire.
Quando
ti ho chiesto cosa ne pensavi della religione dei tuoi genitori mi hai detto
che non seguirai le loro orme perché ti pare bastante feo (abbastanza brutto) l'idea di incorporare gli spiriti
dei morti e che, nella tua opinione, si tratta solo di suggestione. Ad ogni
modo, hai proseguito, questo è ciò in cui loro credono e lo rispetti. Ti auguro
di preservare questa tua mente brillante e gentile perché, per citare qualcuno,
l'odio è una palla al piede e non ne vale la pena.
Mi hai chiesto se mi piaci, perché tu quell'avversione che provo per i bambini l'avevi già capita da un pezzo ed ho risposto di sì. Mi hai guardata con gli occhi socchiusi perché hai imparato a diffidare degli adulti, a non fidarti delle loro melliflue parole. A., potrà farti ridere ma la verità è che non ho mai provato un amore tanto profondo e sincero per un essere umano sotto i quindici.
Mi
hai abbracciata sulla soglia di casa dicendomi che sono stata come una sorella
maggiore ed è stato il regalo di addio più bello che io abbia mai ricevuto.
Ti auguro di essere felice mia dolce A., qualunque strada sceglierai di intraprendere, o che dovrai intraprendere, tuo malgrado.
Te quiero mucho querida, gracias por todo el bien recibibo.
Tua, "Marga".
[1] Corrispettivo spagnolo della parola portoghese favela, che indica quartieri poveri che sorgono generalmente nelle periferie delle grandi città.
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